Glossario

Il termine deriva dalla parola Game e indica un insieme di regole, dettate dal mondo dei videogiochi, applicate ad attività che non hanno direttamente a che fare con il gioco. Rappresenta uno strumento estremamente efficace perché, attraverso il divertimento, è in grado di comunicare messaggi importanti e di produrre specifici comportamenti.

Un video a 360 gradi (anche noto come video panoramico o video immersivo) è la videoregistrazione di una scena reale, nella quale si riprende in qualsiasi direzione nello stesso tempo. L’utente durante l’esecuzione del video avrà così la possibilità di vedere (muovendo la testa) in alto e in basso, a destra e a sinistra il video ed esplorare l’ambiente circostante.

Tramite l’utilizzo di questi visori, l’utente viene immerso in un ambiente di realtà virtuale, con cui può interagire grazie all’uso di joystick o delle stesse mani. Il visore è composto da un casco o da semplici occhiali in cui gli schermi davanti agli occhi annullano il mondo reale dalla visuale dell’utente e ricreano un’ambientazione interattiva e immersiva verosimile. Ogni dispositivo è dotato di sensori in grado di riconoscere i movimenti svolti nella realtà e replicarli digitalmente (ad esempio, girando la testa da un lato, si ottiene la stessa azione anche nell’ambiente virtuale).

Da autolesione: il produrre deliberatamente una minorazione, temporanea o permanente sul proprio corpo. (fonte: Cfr. Vocabolario della lingua italiana di N.Zingarelli, Edizione Zanichelli, Bologna, 2007).
Pubblicare su blog personali, account, gruppi sui socialnetwork, immagini e/o messaggi che si riferiscono a ferimenti intenzionali attraverso tagli, graffiature, piccole bruciature e vari tipi di lesioni, più spesso inferte volontariamente su gambe e braccia. Frequentemente chi partecipa ai gruppi social o di messaggistica che riguardano l’autolesionismo cerca solidarietà e una forma di socializzazione in cui farsi del male non sia giudicato ed invece compreso e rispettato. La partecipazione a questi gruppi non è in grado di indurre il comportamento patologico ma può contribuire a rendere inefficaci le cure. Gli atti di autolesionismo inducono, in chi li mette in atto, una riduzione temporanea della tensione emotiva, attraverso il dolore fisico. In un numero limitato di casi è connesso con un aumento del rischio suicidario in adolescenza.

Mancanza d’appetito, che può giungere fino al disgusto per il cibo; In psichiatria l’anoressia è intesa come una forma di nevrosi caratterizzata da rifiuto del cibo, accompagnato o seguito da altri disturbi somatici e psichici. (Fonte: Treccani Vocabolario)
Pubblicare su blog personali, account, gruppi sui socialnetwork, immagini e/o messaggi che si riferiscono al raggiungimento di una magrezza eccessiva e insana. In passato tali contenuti venivano diffusi soprattutto su blog personali e diari alimentari online, spesso rimossi dai fornitori di spazi web gratuiti. Attualmente, il dialogo fra ragazzi anoressici si è spostato su gruppi di messaggistica poco controllati o moderati. Chi partecipa ai gruppi social o di messaggistica pro-ana cerca solidarietà e socializzazione con chi pensa che dimagrire in modo eccessivo sia un comportamento da incoraggiare e rispettare. La partecipazione a questi gruppi non è in grado di indurre il comportamento anoressico ma può contribuire a rendere inefficaci le cure, inclusi i ricoveri e le psicoterapie, favorendo un’adesione non autentica ai trattamenti, opponendosi alle cure.

“Qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d’identità, alterazione, acquisizione illecita, manipolazione, trattamento illecito di dati personali in danno di minorenni, realizzata per via telematica, nonché la diffusione di contenuti online aventi ad oggetto anche uno o più componenti della famiglia del minore, il cui scopo intenzionale e predominante sia quello di isolare un minore o un gruppo di minori ponendo in atto un serio abuso, un attacco dannoso, o la loro messa in ridicolo. (art.1 comma 2 legge 71/2017). Le forme e i servizi di internet con i quali vengono realizzati atti di cyberbullismo sono in rapida modificazione e strettamente legati alla popolarità che socialnetwork e app hanno fra i giovani. La tempestività della denuncia aumenta la probabilità di concludere con successo le indagini nei casi più gravi.
Le vittime di cyberbullismo spesso provano profonda vergogna per la loro debolezza, senso di colpa per non sapersi difendere dalle prepotenze e fanno fatica ad uscire dal silenzio e chiedere aiuto. Moltissime delle condotte online di cyberbullismo configurano reati più o meno gravi.
Il cyberbullo appartiene a tutte le classi sociali e può essere anche uno studente modello. Le motivazioni che animano i cyberbulli sono spesso legate a carenze nelle abilità empatiche, immaturità delle capacità di pianificazione delle conseguenze delle azioni, impulsività e difficoltà evolutive nella gestione della frustrazione.

Sono presenti in rete numerosi siti nazionali e internazionali sui quali è possibile effettuare giochi d’azzardo del tutto simili a quelli tipici di un Casinò tradizionale, comodamente seduti sul proprio divano, con una carta di credito con cui poter fare le “puntate”.
Nel nostro Paese ogni forma di gioco d’azzardo che preveda vincite in soldi è assolutamente vietato ai minori. Nel dettaglio, secondo la Legge n.111/2011 è fatto espresso divieto di far partecipare ai giochi pubblici con vincita in denaro i minori di 18 anni, anche se questi giochi sono on-line.
La possibilità di gestire siti italiani dove è possibile giocare on-line è concessa, secondo la Legge n. 289 del 2002, in via esclusiva a chi, con i suoi servizi, soddisfa specifici requisiti ed è comunque sempre interdetto a persone minorenni il gioco d’azzardo anche on-line.
Non si esclude tuttavia la possibilità che giovani internauti interessati possano accedere a siti esteri di gioco on-line: in molti di essi la possibilità di accedere è subordinata ad una dichiarazione spontanea di aver raggiunto la maggiore età.
E’ importante vigilare su questi aspetti e non esitare a segnalare casi di rischio per minorenni.

Si tratta di un insieme di comportamenti e messaggi divulgati online la cui finalità è quella di deridere ed insultare persone che hanno determinate caratteristiche fisiche (eccessiva magrezza, sovrappeso, colore della pelle, etc.). E’ una sorta di bullismo cibernetico che prende di mira il corpo altrui, lo ridicolizza e ne fa un motivo di esclusione. Chi è vittima di body shaming ha spesso caratteristiche fisiche lontane dai modelli estetici dominanti e per questo viene indicato come diverso/a e reso oggetto di scherno specifico. Si tratta di una forma di aggressione virtuale che può produrre profonda sofferenza nelle vittime e costituire un fattore di rischio per l’aggravamento di eventuali disturbi dell’immagine corporea ed alimentari.

Lo sviluppo delle nuove tecnologie ha ampliato le opportunità di contatto tra le persone, offrendo la possibilità a quelle con inclinazioni pedofile di incontrarsi “virtualmente”, di avere contatti e di scambiarsi materiale pedopornografico, dietro allo schermo di un computer e con l’illusione dell’anonimato.
Quando si parla di pedofilia on-line ci si riferisce quindi ad un fenomeno che è nato quasi contestualmente all’avvento della rete internet e che prevede l’uso del computer e di altri supporti tecnologici analoghi per attività connesse ad interessi pedofili.
Il fenomeno si è modificato negli anni e continua a modificarsi seguendo lo sviluppo dell’informatica e sfruttando le opportunità che via via si aprono grazie a tale sviluppo tecnologico.
La presenza del computer costituisce una variabile di peso psicologico non trascurabile nella definizione delle dinamiche tipiche del fenomeno. Il computer infatti, frapponendosi tra pedofilo e mondo esterno, contribuisce ad alimentare un’illusione di anonimato che può rendere meno problematico per alcuni soggetti l’espressione di fantasie perverse, rende non visibili le reazioni di un’eventuale vittima di molestie, riducendone di fatto la problematicità emotiva ed etica, utilizzando l’espressione scritta e non quella verbale potenzia la risonanza affettiva delle conversazioni e la proiezione fantastica sulle stesse.

Le fake news sono notizie false, datate o distorte in modo da sembrare vere, messe in giro ad arte per creare scompiglio, disinformazione, allarme o paura, sfruttando le debolezze delle persone, le loro più profonde paure, le convinzioni più di moda in quel momento e le straordinarie potenzialità della rete di viralizzare senza controllo informazioni. Una fake news può raccontare fatti, descrivere situazioni attraverso video e immagini ma ha la caratteristica di essere subdolamente falsa, così ben fatta da sembrare vera. E’ importante difendersi dalle fake news per non rischiare di pensare ed agire in conseguenza di bugie virtuali, esponendo se stessi e gli altri a dei rischi, anche molto seri.

L’evoluzione tecnologica degli ultimi anni ha reso indispensabile l’uso di Internet quale mezzo di scambio di informazioni, di accesso alle grandi banche dati, di esecuzione di transazioni e disposizioni finanziarie, di ideazione e creazione di nuove attività professionali.
La rapida diffusione dell’uso di Internet ha ben presto messo in evidenza i punti di debolezza della Rete stessa, in particolar modo con riferimento alla sicurezza informatica. È in questo scenario che nasce, con legge riforma dell’Amministrazione della Pubblica Sicurezza, la polizia Postale e delle Comunicazioni, quale “specialità” della Polizia di Stato all’avanguardia nell’azione di prevenzione e contrasto della criminalità informatica e a garanzia dei valori costituzionali della segretezza della corrispondenza e della libertà di ogni forma di comunicazione.
Il principale sforzo operativo della polizia Postale e delle Comunicazioni è nel continuo aggiornamento delle proprie conoscenze informatiche per fornire un’adeguata risposta alle sempre nuove frontiere tecnologiche della delinquenza.
La polizia delle Comunicazioni è presente su tutto il territorio nazionale attraverso 20 compartimenti, con competenza regionale, e 81 sezioni con competenza provinciale, coordinati a livello centrale dal Servizio Polizia delle Comunicazioni. (fonte: www.poliziadistato.it)

L’Unità di Analisi del crimine informatico- UACI è un’équipe composta da psicologi della Polizia di Stato che integra le competenze di natura socio-psicologica con l’attività di contrasto alle varie forme di abuso online di minori, con particolare riguardo a cyberbullismo e pedopornografia.

La VR (virtual reality) è una tecnologia di realtà simulata che si basa su un ambiente tridimensionale, realizzato al computer o catturato con obiettivi in grado di riprendere la scena a 360 gradi, il quale può essere esplorato dall’utente usando dispositivi, come visori, auricolari e guanti/controller. La realtà virtuale nasce dalla combinazione di software e dispositivi hardware che, insieme, permettono di replicare uno spazio virtuale, all’interno del quale l’utente può muoversi liberamente, come se si trattasse di un ambiente “reale”.  Il visore e i software che vengono impiegati a tale scopo, tengono traccia dei movimenti del capo e del corpo dell’utente, adattando la prospettiva e la visuale alla propria posizione, restituendo un’esperienza alquanto realistica.

L’aggressività, la rabbia e la violenza sono emozioni e reazioni proprie della natura umana, hanno spesso la funzione adattiva di preservare l’incolumità delle persone e il loro senso di coerenza interna, se vissute ed espresse con moderazione e nel rispetto dell’altro. La rete sembra essere, nella percezione dei più, un posto senza regole e nel quale il rispetto dell’altro sia un confine da valicare senza grosse conseguenze. Le persone, trovano nella rete l’occasione perfetta per sfogare la propria frustrazione e insoddisfazione sottraendosi dal confronto diretto con un interlocutore: tale sottrazione costituisce spesso un facilitatore di violenza verbale online. Si assomma a tutto ciò l’effetto amplificatorio della presenza di un pubblico potenzialmente vastissimo, un pubblico che può, altrettanto velocemente, offrire un rinforzo positivo all’espressione d’odio, attraverso condivisioni e like, con un onda aggressiva che travolge spesso le vittime con una forza che può arrivare ad essere decisamente superiore alle intenzioni dell’haters “primario”.
L’hate speech si definisce come l’insieme di comportamenti – verbali e non verbali – o atteggiamenti e gesti che incitano alla violenza o risultano discriminatori di un gruppo o di un singolo appartenente ad un gruppo, sulla base di principi etnico-razziali, politico-religiosi, di orientamento sessuale, ecc. Nel suo uso più comune l’espressione “hate speech” fa riferimento a tutti quei comportamenti – soprattutto verbali – violenti, minatori, poco rispettosi dell’altro, che creano un clima di ostilità e un ambiente online più in generale poco favorevole alle minoranze, di qualsiasi tipo esse siano.

Il termine deriva da sex e text, scambiarsi messaggi che parlano di amore, sentimenti e sesso. I ragazzi non lo chiamano così ma lo fanno spesso quando si piacciono, quando si sentono attratti, quando vogliono capire se c’è davvero feeling tra di loro. Parlano in chat di sesso, si fanno domande via whatsapp, si scambiano messaggi d’amore sulle chat dei social, fotografano parti private del corpo, filmano attimi privatissimi affidandoli alla rete. Credono di essere più protetti e vivono come più facile l’esposizione via web perché il messaggio è istantaneo come l’eccitazione che sentono. In realtà un’immagine condivisa in rete può circolare per anni, può essere ricondivisa migliaia di volte ed esporre le vittime a forme di cyberbullismo e diffamazione online molto gravi. E’ importante inoltre ricordare che ai sensi dell’art. della legge n.172/2012 ogni immagine sessuale di minori dei 18 anni può assumere le caratteristiche di immagine illegale in relazione alla quale è vietata la detenzione, la diffusione e la condivisione in rete.

L’adescamento on-line è un lento processo avviato da un adulto abusante che usa le nuove tecnologie per cercare contatti, manipolare psicologicamente dei minori sotto i 16 anni al fine di costruire relazioni pseudo-sentimentali, finalizzate a indurre e coinvolgere minori in azioni sessuali reali e/o tecnomediate. Molti adescatori, groomer, si dedicano quasi esclusivamente a questo tipo di attività, privilegiando la dialettica tecnomediata con i minori ai contatti con altri abusanti per condividere il materiale pedopornografico. L’interesse prioritario di questi soggetti è quello di costruire una relazione che induca il minore in uno stato di soggezione psicologica tale da condurre la vittima ad essere sempre più collaborativa e fiduciosa delle buone intenzioni dell’adulto, colludendo con le richieste di segretezza e preparando il terreno ad incontri reali. Non è raro che, nel processo di adescamento, l’abusante invii al/la ragazzo/a immagini di pornografia e/o pedopornografia, per aumentarne la familiarità con la sessualità e tentare di “normalizzare” le azioni sessuali richieste nonché, più in generale, le relazioni sessuali tra adulti e minorenni. Le immagini sessuali che le vittime sono indotte a produrre scattandosi foto intime o girando brevi filmati con i telefonini, possono divenire fonte di profitto per l’abusante, elemento di scambio e accredito in circuiti di pedofili o essere oggetto di minacce affinchè il minore accetti di compiere altre azioni sessuali. L’adescamento è un reato disciplinato dall’art. 609 undecies del codice penale.

Si tratta di sfide che si diffondono tra i giovani attraverso la viralizzazione di video nei quali i ragazzi compiono azioni più o meno pericolose, allo scopo di crescere in popolarità sul web. Mentre il/la ragazzo/a compie azioni pericolose, i coetanei lo riprendono con gli smartphone e provvedono a far circolare il video su socialnetwork, servizi di messaggistica istantanea, portali di videosharing come youtube, con una diffusione potenzialmente planetaria. Gli atti realizzati a volte sono banali come l’assunzione di sostanze di pronto consumo (cannella, sale, bicarbonato, detersivi, imballaggi, etc) o comportano azioni più complesse e pericolose come il compimento di azioni in luoghi ad accesso limitato (selfie estremi, ingressi in luoghi privati, salti o arrampicamenti in zone proibite, evoluzioni ginniche in luoghi alti o a rischio di caduta, etc). In molti casi i ragazzi sottovalutano il potenziale pericoloso delle azioni di sfida e possono correre pericoli reali di ferimento o addirittura morte.

La Sextortion, o ricatto sessuale online, si realizza quando una persona minaccia di rendere pubbliche online immagini e video privati di una vittima a meno che questa non paghi dei soldi all’estorsore, realizzi e invii nuove immagini sessuali, accetti di incontrare l’estorsore di persona. Nell’era digitale le informazioni potrebbero includere anche frammenti di messaggi di testo sessuali (sextest), videochiamate, partecipazione a gruppi equivoci, account a siti di incontri sessuali, etc.

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